Violenza sessuale, maltrattamenti: Come e dove chiedere aiuto
Violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia
La violenza sessuale e le violenze sulla donne possono avere diverse forme; quelle quotidiane, all’interno della famiglia, sono le più diffuse e le più taciute. Molto spesso la violenza prosegue per anni senza che nessuno abbia il coraggio, o la possibilità, di spezzare la catena della violenza. La violenza sessuale contro una donna, spesso nella forma delle molestie sessuali, avvengono anche sul posto di lavoro, ed anche qui non è facile per le donne mettere uno stop a quelle situazioni angoscianti. Vi è poi la violenza sessuale contro le donne commesse da amici, parenti, persone di cui ci si fida; dei veri e propri stupri a volte più dolorosi di quelli commessi da sconosciuti perchè messi in atto da persone delle quali ci si fidava. Ed infine ci sono le aggressioni fatte da estranei, lo stupro vero e proprio, di solito violento, terrorizzante, improvviso ed inaspettato.
Violenza sessuale, donne maltrattate. Dove e come chiedere aiuto
Le donne maltrattate devono trovare il coraggio di chiedere aiuto. In Italia da anni ci sono molte leggi che tutelano le donne, molti servizi nel territorio sono stati istituiti proprio per dare aiuto concreto a chi denuncia. Bisogna trovare il coraggio di farlo quando si sta vivendo una situazione di violenza fisica, psicologica o sessuale.
Le donne possono rivolgersi ai Centri Antiviolenza della propria zona; ce ne sono tanti. Chiedi dove sono. Offrono tanti servizi: alloggi, case protette, aiuti economici, sostegno psicologico e legale, sostegno economico. Dipende da dove vivi. C’è una rete nazionale contro la violenza alle donne, contattala. Qui puoi trovare i numeri di telefono dei Centri Anti-violenza in Italia
Ci sono diverse associazioni no profit che offrono aiuto alle donne maltrattate; aiuti economici, azioni concrete che possono permettere alle donne di superare le mille difficoltà che si affrontano dopo una denuncia.
Cosa possiamo fare per una donna vittima di violenza sessuale o maltrattamento
Se hai bisogno di un consiglio, non sai con chi parlare o non sai quale decisione prendere, una CONSULENZA ONLINE con la psicologa di Synergia Centro Trauma può esserti di grande aiuto. Forse hai bisogno di tempo riuscire a tirar fuori la voce ed a scappare dalla trappola in cui sei da anni, e noi ti staremo vicino per accompagnarti in questo percorso. Se hai bisogno di capire qualcosa in più sulle cose strane che ti succedono da quando hai subito uno stupro o una violenza sessuale chiamaci.
Cosa fare dopo una violenza
Cosa fare dopo una violenza sessuale
Se ti è appena successo di aver subito un’aggressione sessuale, uno stupro, una violenza grave di qualsiasi tipo:
1) non stare sola. Nella solitudine tutti i problemi sembrano più grandi di quel che sono, e tante volte ci possono sembrare irrisolvibili
2) prima di farti una doccia recati in un ospedale per far refertare l’avvenuta violenza sessuale. Sul tuo corpo possono infatti esserci delle tracce fisiologiche dell’aggressore che potranno essere molto utili per la sua identificazione. Nelle grandi città italiane esistono dei centri specialistici dove le donne possono essere visitate ed accolte nelle situazioni di emergenza (per gli indirizzi vedi sotto). Se ti trovi in luogo dove non esistono centri di questo tipo, chiedi comunque aiuto all’Ufficio Minori della Questura (se non sai il telefono o l’indirizzo puoi chiederlo al 113). Vi potrai trovare personale specializzato che provvederà ad ascoltare la tua storia e ad indirizzarti nei momenti successivi all’emergenza.
3) se la violenza è accaduta in famiglia trova il coraggio di chiedere aiuto e non chiuderti nella rassegnazione e nel silenzio. Ci sono delle strutture in tutta Italia che si occupano dell’accoglienza delle donne vittime di maltrattamenti in famiglia (per gli indirizzi vedi sotto). Se hai dei figli, metti fine alla violenza anche pensando a loro. L’esposizione alla violenza domestica fra i genitori può traumatizzare gravemente i bambini ed i ragazzi, anche se loro non ne sono vittime in prima persona.
4) parlane il prima possibile con qualcuno. Se ti chiudi nel silenzio poi sarà difficile venirne fuori. Vergogna e sensi di colpa bloccheranno il tuo racconto.
5) nei giorni immediatamente successivi alla violenza non stare sola, e cerca il più possibile di ritornare alla normale vita che facevi prima Ritornare alla normalità fa molto bene al tuo equilibrio psichico.
6) cerca di scaricare la tensione emotiva e lo stress che hai accumulato facendo esercizio fisico. Correre, andare in bicicletta o in palestra, ma anche lavare i vetri o i paventi, sono attività che consentono alla mente di non focalizzarsi sul ricordo angosciante e nello stesso tempo di ritrovare un controllo positivo sul proprio corpo.
7) non cercare a tutti i costi di dimenticare. Certe esperienze non possono essere dimenticate mai, possono solo essere affrontate e superate. Per lasciarsi alle spalle un brutto avvenimento traumatico bisogna prima aver avuto la possibilità di tenerlo nella testa, di parlarne, di dargli un significato ed infine di elaborarlo. Nei giorni successivi alla violenza sessuale o allo stupro cerca di scaricare la tensione che senti dentro di te, ma nelle settimane o nei mesi successivi parlane con qualcuno.
8) se nelle settimane o nei mesi successivi alla violenza sessuale senti che stai ancora molto male chiedi aiuto ad uno psicologo esperto nella cura dei problemi che possono emergere dopo un grave trauma.
9) non affidarti solo all’uso di farmaci per curare la tua sofferenza. I farmaci possono aiutare, ma non risolvono la situazione.
10) non fare uso di sostanze quali alcool o droga per non pensare. Chiedi aiuto a qualcuno invece che rifugiarti in sostanze che non possono far altro che aggravare la tua situazione, anche se sul momento sembrano la soluzione più semplice e rapida.
Dove denunciare e a chi chiedere aiuto
Violenza sessuale. Dove denunciare e a chi chiedere aiuto
Subire una violenza sessuale, una molestia sessuale, una violenza fisica o uno stupro è sempre un’esperienza molto negativa per una donna, molte volte drammatica e non priva di conseguenze. Può succedere tuttavia che le violenze siano ripetute nel tempo senza che la persona riesca a trovare la forza, il coraggio o gli strumenti per farla cessare. È il caso delle violenze in famiglia o delle molestie sessuali sul posto di lavoro.
Puoi telefonare ai centri specializzati contro la violenza alle donne o recarti di persona a parlare con un operatore. Puoi farlo anche in forma anonima se hai paura di mettere in moto cose che poi temi di non poter più fermare. Parlare con qualcuno del tuo problema è il primo passo per risolverlo!
NUMERO ANTI VIOLENZA DONNE 1522
è un numero di pubblica utilità attivo 24 ore su 24, 365 giorni all’anno su tutto il territorio nazionale, a cui è possibile chiamare gratuitamente da rete fissa e mobile. Offre primo ascolto, informazioni e orientamento in situazioni di violenza, maltrattamento e stalking. Il servizio è multilingue e garantisce l’anonimato.
Noi lavoriamo in Piemonte, quindi ti diamo indicazioni di dove rivolgerti nella nostra zona. Se abiti fuori dal Piemonte chiama l ‘Ufficio Minori della Questura (contattatile attraverso il centralino del 113 se non sai il numero)
COMECITROVI: la mappa dei Centri anti-violenza in Italia
In Piemonte:
- mappa centri anti violenza
- Telefono Rosa Torino, telefono 011/530.666 011/562.83.14
- Centro SVS (Soccorso Violenza Sessuale) : c/o Ospedale S. Anna, corso Spezia 60, Torino 011/313.41.80
- Coordinamento madre-bambino Torino, tel. 011/480.433
- Casa delle donne Via Vanchiglia 3, Torino, telefono 011/88.24.36
- Centro Servizi Donna Novara: 0321-378737
Aiuti concreti per le donne che denunciano una violenza
Violenza sessuale. Aiuti concreti per le donne che denunciano
Tre mesi di congedo retribuito dal lavoro per chi denuncia
Se denunci una violenza “di genere” puoi richiedere un permesso retribuito dal lavoro, fino a tre mesi
Il congedo di tre mesi per vittime di violenza di genere previsto dal Jobs Act è fruibile su base giornaliera o oraria, con regole definite dalla circolare applicativa INPS 65/2016. La prestazione sostiene le donne che decidono di svolgere percorsi di protezione. Introdotta dall’articolo 24 del Dlgs 80/2015 (misure di conciliazione lavoro-famiglia), in via sperimentale prevede la retribuzione al 100%. Se vuoi approfondire e capire meglio cosa prevedere la legge puoi collegarti al sito dell’INPS . Questo congedo retribuito, che può essere part time o full time, è stato pensato per permettere alle donne di partecipare ad udienze in Tribunale, percorsi di sostegno e ogni altra attività finalizzata al sostegno psicologico della donna vittime di violenza o al suo percorso giudiziario
Possono utilizzare questo tipo di congedo le dipendenti e le collaboratrici a progetto del pubblico e del privato. Il congedo è collegato all’inserimento nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere certificati dai servizi sociali del Comune di appartenenza o dai Centri anti violenza o dalle Case Rifugio di cui all’articolo 5-bis del decreto legge 93/2013.
Quali mezzi la legge mette a disposizione del coniuge o del convivente che subisce violenza in famiglia?
Quando la condotta del coniuge o di altro convivente o componente del nucleo familiare adulto è causa di grave pregiudizio all’integrità fisica o morale oppure alla libertà dell’altro coniuge o convivente, il giudice, se il fatto non costituisce reato perseguibile d’ufficio, su istanza di parte, può imporre a colui che ha tenuto la condotta pregiudizievole “ordini di protezione”.
Cosa sono gli “ordini di protezione”?
Consistono nell’imporre a colui che ha tenuto la condotta dannosa, l’allontanamento dalla famiglia, nonché il pagamento di un assegno periodico a favore dei familiari che – proprio per effetto dell’allontanamento – rimangono privi di mezzi adeguati.
Chi può chiedere gli “ordini di protezione”?
Il coniuge, il convivente o altro componente adulto della famiglia. Nel caso in cui vittime della violenza siano figli minori, in ragione della rilevanza dell’interesse protetto, il vaglio è affidato al giudice penale (è necessario sporgere denuncia all’autorità competente).
Come si ottengono gli “ordini di protezione”?
Presentando ricorso al Tribunale di residenza o domicilio. Con decreto il giudice ordina, a colui che ha tenuto la condotta violenta, la cessazione della condotta stessa; ne dispone l’allontanamento dalla casa familiare, prescrivendogli, inoltre, di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima ed, in particolare, al luogo di lavoro, al domicilio della famiglia di origine, al domicilio di altri prossimi congiunti o di altre persone ed in prossimità dei luoghi di istruzione dei figli della coppia, salvo che questi non debba frequentare i medesimi luoghi per esigenze di lavoro.
Il giudice può anche disporre, ove occorra, l’intervento dei servizi sociali del territorio o di un centro di mediazione familiare. Non osservare l’ordine del giudice comporta responsabilità penali.
La durata degli “ordini di protezione” non può essere superiore a un anno.
Fondo di solidarietà per le spese di patrocinio legale. Chi paga le spese legali?
La Legge Regionale 11/2008 ha istituito un fondo di solidarietà per il pagamento delle spese legali al quale possono accedere le donne vittime di violenza, di tentata violenza e di maltrattamenti sul territorio piemontese che abbiano determinati requisiti.
Requisiti per poter usufruire del fondo di solidarietà:
la donna deve avere subito violenza in famiglia; risiedere in Piemonte; essere maggiorenne;
deve avere un reddito che non superi il triplo di quanto previsto dalla normativa nazionale in materia di patrocinio a spese dello Stato. Quindi, poiché per poter beneficiare del patrocinio a spese dello stato è necessario percepire un reddito annuo non superiore ad Euro 10.628,16, per usufruire del fondo di solidarietà il reddito percepito non deve essere superiore al triplo di tale somma.
deve scegliere il proprio avvocato all’interno di uno specifico elenco;
compilare il modello di richiesta di accesso al fondo.
Come si ottengono i fondi per il pagamento delle spese legali.
La donna vittima di violenza e maltrattamenti in famiglia può scegliere soltanto un avvocato che sia iscritto nell’elenco speciale previsto dalla Convenzione tra la Regione Piemonte e gli Ordini degli Avvocati dei Fori del Piemonte; deve presentare domanda presso gli Uffici del Consiglio dell’Ordine (sito presso il Tribunale) di cui l’avvocato incaricato fa parte.
Associazione DOPPIA DIFESA ONLUS
Associazione DOPPIA DIFESA Onlus
Fondazione Doppia Difesa Onlus nasce, nel 2007, dalla volontà di due donne, Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, di aiutare le donne che subiscono violenza, discriminazioni, abusi sessuali. L’associazione ha lo scopo di essere di aiuto sia sul versante psicologico che su quello giuridico, oltre che uno strumento di sensibilizzazione culturale. Tel. 06.68806468
Contro la violenza sessuale.
Consigli di DIFESA DONNA di MILANO
– Consapevolezza: tieni sempre alto il livello di attenzione e cerca di essere consapevole di ciò che ti circonda, anche se sei in un ambiente familiare
– Fidati dell’istinto: segui il tuo istinto. Se una persona o una situazione ti crea una sensazione di disagio, probabilmente c’è un motivo
– Linguaggio del corpo: cerca di avere un atteggiamento sicuro quando cammini o quando parli con una persona, anche il tuo tono di voce deve essere sicuro
– Non frequentare strade deserte e buie anche se sei in centro città
– Non camminare rasente a porte, portoni, cantieri
– Se qualcuno in auto ti chiede informazioni, non avvicinarti
– In auto, viaggia sempre con la sicura abbassata
– Non dare mai passaggi a persone sconosciute o che conosci da poco e non accettarne
– In treno, evita gli scompartimenti vuoti
– In ogni stazione e aeroporto c’è un posto di polizia. Non esitare a rivolgerti a loro in caso di necessità
– Al lavoro, in caso di molestie non esitare a rivolgerti al principale o ai sindacati
– Non lasciare documenti con informazioni personali sul computer
– In discoteca, se qualcuno ti guarda in modo poco piacevole o fa insistenti apprezzamenti, avverti il servizio d’ordine del locale
– In casa, tieni sempre la porta chiusa a chiave
– Non aprire a visitatori inaspettati, anche se muniti di cartellino d’identificazione
– In banca o alla posta, quando fai prelievi o versamenti cerca di non andare da sola
– Non fare prelievi al bancomat in zone poco frequentate o la sera
Miti sull’autodifesa femminile
Mito: L’uso della difesa verbale da parte di una donna può trasformare un uomo normale in un potenziale aggressore.
Realtà: Se l’uomo non è un malintenzionato, non lo diventerà perché la donna in una situazione a rischio usa la voce in modo deciso per avvertirlo di non avvicinarsi. Se invece ignora questo avvertimento, è perché probabilmente ha intenzione di fare qualcosa.
Mito: Una donna non può difendersi contro un uomo, colpire l’aggressore servirà solo a renderlo più violento.
Realtà: Ci sono parti del corpo che sono vulnerabili in chiunque, indipendentemente dalla stazza e dalla forza fisica. Una donna PUÒ’ e DEVE difendersi da un tentativo di aggressione, colpire l’aggressore crea la possibilità di scappare.
Mito: Quando una donna dice no, forse intende sì.
Realtà: Quando una donna dice no, intende NO ed è importante che questo concetto sia ribadito non solo con la voce ma anche con un atteggiamento del corpo adeguato.
Un uomo che non accetta un “no” da una donna deve mettere in allarme.