Sara, l’orrore di violenze spaventose mai raccontate a nessuno.
Sara ha 45 anni, sposata, quattro figli.
La sua infanzia è stata un vero e proprio film degli orrori, ha subito violenze di ogni tipo e ogni genere di maltrattamento e trascuratezza. A 17 anni incontra un ragazzo che la aiuta ad andare via da casa, e che diventerà poi suo marito; lui sapeva genericamente dell’orrore vissuto dalla propria compagna ma Sara non ha mai avuto il coraggio di raccontarlo neppure a lui.
Sara non aveva più avuto il coraggio neppure di pronunciare ad alta voce i nomi delle persone che le avevano fatto del male, perché il solo pensarli, il nominarli, il ricordarsi della loro resistenza la faceva piombare in uno stato di spavento terrificante. Sara si sentiva continuamente come se fosse ancora in pericolo, come se i suoi aguzzini potessero tornare da un momento all’altro per farle del male. Eppure ha ormai 45 anni, dovrebbe sentirsi al sicuro nella sua nuova casa e con la sua nuova famiglia.
Parlare le ha fatto bene
Solo quando Sara riesce a parlare ad alta voce di quanto le è accaduto da bambina riesce un po’ a liberarsi dei propri fantasmi, diminuiscono i flash back, gli incubi, le notti passate sveglia a tremare, la paura di uscire di casa, gli attacchi di panico.
Sara scrive delle lettere, che poi chiude in una busta e mette in un cassetto, a tutte le persone che nella sua infanzia le hanno usato violenza di tipo fisico, sessuale e psicologico. Per la prima volta ad alta voce racconta e mette in parola le violenze sessuali vissute da bambina.
Potendosi finalmente confrontare con qualcuno su quanto lei è accaduto Sara riesce a comprendere molte cose che prima, viste con gli occhi di una bambina, sembravano incomprensibili.
Ha cercato di dimenticare per quarant’anni, ha sperato che non parlarne avrebbe aiutato a far sparire ricordi ma così non è stato.
Nel caso di Sara ti ricordi traumatici sono così gravi e spaventosi che non possono cessare completamente di rovinare il presente, ma possono diventare finalmente ricordi da chiudere nel cassetto con sopra l’etichetta
questo è il mio passato.
Un nuovo cassetto può essere aperto con una nuova etichetta:
questo è il mio presente.
E il passato è in un’altro cassetto che non aprirò mai più.