Quale cura per il PTSD, o Disturbo Post traumatico da Stress? Una parola difficile per descrivere come può sentirsi una persona che ha vissuto un grave trauma. Quando vivi un’esperienza terribile, a qualunque età, l’equilibrio emotivo subisce un vero e proprio terremoto. Nulla è più come prima. C’è un “prima” e c’è un “dopo”. Se hai bisogno di una cura per il PTSD devi rivolgerti ad uno psicologo specializzato nella cura del Disturbo Post Traumatica da Stress.
Non tutti quelli che vivono un trauma sviluppano il PTSD.
Molti hanno sintomi strani ed inaspettati che non sempre vengono correttamente associati all’avvenimento.
Come capisco che ho il Disturbo Post Traumatico da stress?
Cosa si deve fare se pensi di avere il PTSD?
Da quale medico è meglio andare per la cura del PTSD?
Servono dei farmaci per il PTDS, o è meglio lo psicologo o lo psichiatra per la terapia del disturbo post traumatico da stress?
Guarirò o resterò per sempre cosi?
Come trovo uno psicologo specializzato nella cura del Disturbo post traumatico da stress ed i traumi?
Che cos’è il Disturbo Post Traumatico da Stress?
Il disturbo post traumatico da stress è uno stato fisico e psichico nel quale ti puoi trovare dopo aver vissuto un grave trauma. Per trauma si intende una situazione del tutto imprevista ed imprevedibile che irrompe nella vita di una persona in modo violento. Si può avere la sensazione di essere in grave pericolo, anche di morte, ed a volte è proprio così. Può trattarsi di un grave incidente, un’aggressione, un atto terroristico, un abuso sessuale o uno stupro, la morte improvvisa di una persona cara. In questo periodo, a seguito del coronavirus, molte persone hanno perso i loro cari in modo imprevedibile e traumatico. Anche questo può costituire un trauma, e serve una cura per il PTSD.
Mettendo in parola i propri pensieri si trovano le soluzioni più giuste per la propria vita. Questo articolo vuole essere un piccolo contributo ad una riflessione non in generale sull’essere omosessuale, ma solo su quanto possa essere positivo e fonte di benessere riuscire a parlare con qualcuno di quanto stiamo vivendo internamente. Se sei omosessuale fare coming out non è mai semplice, e potrebbe non essere semplice neppure parlare della propria omosessualità con gli amici e la famiglie.
Parlare rende liberi. Per mettere ordine nei propri pensieri bisogna riuscire a mettere in parola la confusione, e trasformarla in qualcosa di utile e costruttivo. Lo psicologo per una persona omosessuale può essere di grande aiuto nel percorso di consapevolezza. Lo psicologo può essere anche online. Facile, sicuro, economico. Così potrai capire se è il momento giusto per fare coming out.
Se cerchi aiuto perchè pensi di essere omosessuale, o sai di essere omosessuale e vuoi fare coming out, ecco alcune riflessioni.
Fin da bambini alcune persone sentono di non appartenere al sesso che è stato loro assegnato: sono una bambina ma mi sento un maschio, non solo “un po’ mascolina”. Sono omosessuale, o trans, o transgender, dovrei chiedere di cambiare sesso? Altre persone invece sin dall’adolescenza si sentono attratte da persone dello stesso sesso. Si tratta di due cose diverse, l’omosessualità non è la stessa cosa della transessualità.
Con il passare degli anni ci si può accorgere di essere diversi da come la società di vorrebbe. Si tratta di un travaglio interiore complicato da gestire: pensieri, paure e desideri dei quale si fa fatica a parlare con amici o familiari. Essere omosessuale e fare coming out può non essere una cosa semplice semplice, così come parlare della propria omosessualità.
Omosessuale, transgender, trans. Quali sono le differenze?
Spesso queste parole sono confuse nell’immaginario collettivo. Omosessuale e transgender sono cose molto diverse e non devono essere confuse. La persona omosessuale si sente attratta sessualmente da un altro individuo dello stesso sesso, ma sente di appartenere al genere che gli è stato attribuito alla nascita. Un uomo quindi può essere attratto da un altro uomo, ma si sente uomo a tutti gli effetti e mai vorrebbe diventare una donna.
La persona transgender, o trans, sente una confusione fra il sesso anagrafico e l’identità di genere alla quale sente di appartenere. Un uomo può sentirsi più a proprio agio nei panni femminili, intendendo non solo vestiti femminili ma una vera e propria identità di genere al femminile. In questo caso quindi non si tratta più di omosessualità. Un uomo attratto da una persona dello stesso sesso può non sentire di appartenere al genere maschile. Lo stesso identico discorso vale per le donne ovviamente. In questo caso si può anche arrivare a pensare di fare il cambio di sesso, o il cambio di genere.
Trans invece è una parola molto usata ma che ha al suo interno mille significati. “Trans” è usato spesso nel gergo comune, non in modo serio e rispettoso.
Come parlare della propria omosessualità?
Non sempre le cose sono così nette e chiare. Va tenuto presente che la consapevolezza di quanto sopra descritto emerge normalmente durante l’età evolutiva, spesso durante l’adolescenza. In questo periodo della vita la confusione regna sovrana. Gli adolescenti sono sempre confusi su tutto, hanno bisogno di certezze che spesso non trovano e vivono tumulti emotivi inimmaginabili in altri periodi della vita. E’ proprio in questo periodo che negli individui omosessuali si fa strada l’idea di essere un po’ diversi dagli altri, e non è sempre facile capire cosa sta succedendo. Spesso le persone che ci stanno intorno non appoggiano questi progetti, o li colpevolizzano. Ecco che troppo stesso ci si trova stare in silenzio. Esser omosessuale e fare coming out è difficile, ma lo è anche parlar della propria omosessualità.
Quando dopo la confusione si fa strada un po’ di chiarezza e finalmente si raggiunge qualche certezza, le difficoltà non sono certo finite. Anche se viviamo in una società apparentemente molto tollerante e permissiva, ancora adesso è difficile per omosessuali e transgender riuscire ad affermare con serenità e chiarezza il proprio punto di vista sulla vita. L’omosessuale che vuole fare Coming out raccontando la verità a parenti e amici, può temere il loro giudizio, o temere di farli soffrire. Sul posto di lavoro o a scuola spesso si tace per paura di discriminazioni o prese in giro. Le persone fanno dei compromessi e raccontano ad alcuni di essere omosessuali,ma ad altri no. Cos’è meglio fare? Nascondere tutto o parlare della propria omosessualità? Essere omosessuale e fare coming out o nascondere tutto?
Lo psicologo per trovare un po’ di serenità
In qualunque fase tu possa trovarti, se hai cioè le idee confuse sulla tua identità di genere, oppure hai le idee chiare ma non sai come fare a parlarne con gli altri, lo psicologo può essere di grande aiuto. Perché?
Lo studio dello psicologo è un luogo neutro, dove non si ha paura di essere giudicati o aggrediti, o colpevolizzati. Lo psicologo non dà consigli, ma aiuta a trovare dentro di sé la strada giusta ed a chiarirsi le idee. La consulenza psicologica dovrebbe aiutare a mettere ordine al disordine, in modo da comprendere una volta per tutte quale sia il proprio posto nella vita. L’accettazione di se stessi è un passaggio fondamentale per poterne poi parlare gli altri. Sembrano parole scontate ma non lo sono affatto.
Accettare se stessi non è mai semplice.
Una volta compreso e chiarito qual è il proprio progetto di vita, lo psicologo può aiutare a trovare le modalità giuste per parlarne alle persone care ed in generale con il mondo del fatto di essere omosessuale e fare coming out. Per fare ciò occorre trovare il momento giusto, le parole giuste ed il coraggio dentro di sé di accettarsi ed amarsi per come siamo. Solo così potremo aiutare gli altri a vederci con occhi differenti. Dobbiamo riuscire ad amarci per quello che siamo davvero, e non per quello che abbiamo fatto finta di essere.
Come scelgo lo psicologo giusto?
La scelta dello psicologo è una cosa importante. Ti serve un aiuto per chiarirti le idee su chi sei davvero e su qual è la strada migliore da intraprendere nel futuro? O ti serve un aiuto per riuscire a trovare il coraggio di parlare agli altri di quello che hai dentro da anni? Ti serve una psicoterapia perché stai molto male? Oppure hai già idee chiare e cerchi qualcuno con cui parlare di come essere omosessuale e fare coming out?
Meglio uno psicologo online o in presenza?
Difficile la risposta, dipende da te. Lo psicologo può lavorare in studio vicino al tuo luogo di residenza oppure online, tramite Skype, Whatsapp, Zoom o altre APP per fare le video-chiamate. Che cosa scegliere dipende da te. Lo psicologo in presenza ha il vantaggio di essere una persona che puoi incontrare in presenza, con un rapporto umano che può essere molto positivo.
Lo psicologo online ha invece lo svantaggio di essere “dietro ad uno schermo”, ma ha tanti altri aspetti positivi.
Può essere molto più facile chiamarlo e fissare un appuntamento, a qualsiasi ora e senza uscire di casa.
di solito costa molto meno, ed anche questo è un aspetto positivo.
puoi ricevere aiuto senza uscire di casa.
è sicuro, e se dovessero esserci nuove restrizioni a causa del coronavirus non saresti costretto ad interrompere il lavoro. La sicurezza sarebbe garantita anche in caso di un ritorno del Covid 19.
Adesso devi solo più trovare il coraggio di chiamare uno psicologo per riprenderti in mano la tua vita e trovare un po’ di serenità.
https://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2020/07/omosessualita-fare-coming-out.jpg12801920Cristina Rocciahttps://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2019/02/Synergiacentrotrauma.pngCristina Roccia2020-07-26 11:25:002023-06-14 18:42:16Omosessuale fare coming out
https://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2021/03/psicologo-cura-trauma.jpeg10661600Cristina Rocciahttps://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2019/02/Synergiacentrotrauma.pngCristina Roccia2020-07-17 23:17:002023-08-17 19:46:11Aiuto dopo uno stupro. A chi chiederlo?
https://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2020/02/Bianco-e-Nero-primo-piano-compresso.jpg16401230Cristina Rocciahttps://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2019/02/Synergiacentrotrauma.pngCristina Roccia2020-07-07 19:53:122023-06-14 18:42:52Psicologo online gratis o a pagamento?
I farmaci per il PTSD sembrano sempre la soluzione migliore e più veloce a tutti i problemi. Purtroppo non è sempre così.
In particolare nella cura del disturbo post traumatico da stress non è sicuramente così. I farmaci possono aiutare, ed è giusto utilizzarli quando servono. Ma sa soli non bastano. Serve anche rivolgersi ad uno psicologo specializzato nella cura del PTSD e dei traumi.
Quale medico o psicologo scegliere per la cura del PTSD?
La cosa più importante è scegliere uno psicologo specializzato nei disturbi post traumatici. Fondamentale è innanzitutto fare una corretta diagnosi.
Questo è il primo ed importante problema legato alla terapia. Se lo psicologo dal quale vai non è molto esperto traumi e PTSD può non riconoscere i sintomi di questa patologia. Lo psicologo poco esperto può scambiarli per problematiche differenti. Questo succede molto frequentemente, e crea grandi problemi perché se la diagnosi è sbagliata anche la terapia sarà sbagliata.
Per fare un esempio possiamo riflettere sul fatto che le persone che hanno il PTSD hanno allucinazioni, e queste ultime spesso vengono scambiate per schizofrenia. Le allucinazioni sono infatti sintomi comuni ad entrambe le patologie, e solo una diagnosi differenziale ben fatta può dare indicazioni precise allo psicologo. E’ facile immaginare quanto sarebbe inutile trattare una persona che ha il disturbo post traumatico da stress a seguito di un trauma come se fosse schizofrenico. Non solo il PTSD non andrebbe via, ma anzi, potrebbero peggiorare .
Molte persone affette da Disturbo Post Traumatico da Stress usano alcool e droghe al posto dei farmaci, per tenere a bada il dolore troppo intenso, o il terrore di allucinazioni spaventose o incubi notturni.
Molte persone bevono quando sentono di avere allucinazioni o flashback post-traumatici. Cercano così di far andare via quelle terribili sensazioni che accompagnano flash back. Alcuni usano fumare spinelli prima di andare a dormire, per cercare di rilassarsi ed avere meno incubi.
Sono stata iscritta all’albo degli psicologi dal 1998 al gennaio 2022 come psicologa e psicoterapeuta.
In questo periodo posso ascoltarti e darti dei consigli per valutare con te cosa esattamente ti serve per superare il tuo problema.
Trent’anni di esperienza oggi anche online, in videochiamata, per poter esser vicini anche se lontani.
Meglio i farmaci o le droghe per il PTSD?
Ovviamente è meglio utilizzare i farmaci piuttosto che fare uso di sostanze, anche perchè dietro l’utilizzo dei farmaci è presente una richiesta di aiuto che non viene invece fatta da chi si droga o beve per non pensare. La cura del PTSD passa anche dai farmaci, ma non può fermarsi lì.
E’ sicuramente meglio prendere dei farmaci per il PTSD e per tenere a bada il troppo dolore in modo più strategico ed efficace.
La cura del PTDS deve essere di tipo psicologico
I soli farmaci non bastano per la cura del PTSD, e se non fai una vera e propria psicoterapia non riuscirai a liberarti di queste sensazioni terribili ed a guarire.
Quale terapia per il PTSD?
Come abbiamo detto prima, prima della scelta del tipo di psicoterapia occorre scegliere lo psicoterapeuta giusto.
Lo psicoterapeuta, non lo psicologo perché non è abilitato a curare una problematica così importante, deve essere uno specialista di traumi. Cerca quindi uno psicologo specializzato nel PTSD.
Per il PTSD la terapia più indicata sembra essere l’EMDR. Si tratta di un tipo di psicoterapia che utilizza gli occhi per arrivare ai ricordi traumatici in una parte del cervello difficilmente accessibile dalle parole. L”EMDR è proprio una terapia specifica per i traumi.
I farmaci per il PTSD sono utili, ma non risolvono la situazione.
La psicoterapia può anche essere abbinata alla somministrazione di farmaci per il PTSD, o al Metodo Tomatis, una metodologia che utilizza la musica per arrivare al cervello e rimettere in equilibrio ciò che non lo è.
Curare il PTSD dopo il Coronavirus
Può esserci un disturbo post traumatico da stress dopo essere stati in terapia intensiva a causa del Covid 19?
Gli studi più recenti confermano questa ipotesi. Il COVID 19 aggredisce i polmoni e quando si è intubati nel reparto di terapia intensiva arriva poco ossigeno al cervello. Per questo sembra che molti pazienti intubati abbiano avuto delle allucinazioni nelle quale vedevano cose terribili che in realtà non stavano accadendo. Alcune persone guarite dal coronavirus hanno sviluppato un vero e proprio PTSD. Molte altre uno stato di ansia cronico come conseguenza del Covid 19.
Personale sanitario e PTSD a seguito del COVID 19
Molti medici ed infermieri sono stati esposti a situazioni traumatiche nella pandemia da Coronavirus del 2020. Vedere tutti i giorni la morte in faccia, accompagnare i pazienti a ad una morte terribile in solitudine senza la possibilità di salutare i propri cari. Interagire con i parenti dei ricoverati, ai quali spesso si è dovuto fare da tramite per dare l’ultimo saluto al proprio caro intubato ed impossibilitato ad usare il telefono. Turni massacranti, con la costante paura di ammalarsi ed di portare il virus ( e la morte) a casa ai propri famigliari.
Sono questi sono alcuni dei fattori che spesso hanno prodotto un Disturbo Post Traumatico da Stress nei soccorritori e nei medici.
A tutti loro servirà una cura per il PTSD fatta da uno psicologo specializzato nella cura del Dusturbo Post Traumatico da stress.
Psicologo specializzato nella cura del PTSD dopo Covid 19
Una ricerca svolta su 4120 partecipanti ha dimostrato “che è presente una relazione positiva significativa tra l’evento traumatico del Covid-19 e il PTSD, infatti nella fase più critica della pandemia più di un terzo dei partecipanti ha riportato sintomi del disturbo da stress post traumatico. Inoltre, i dati riportano che il genere femminile, così come bassi livelli di istruzione e alti livelli di nevroticismo sono dei fattori di rischio per l’emergere del disturbo, in linea con i precedenti studi” (Covid e Disturbo da Stress post traumatico, State of mind).
Il Covid 19 espone le persone a diversi fattori che potrebbero scatenare il PTSD.
PTSD in chi si è ammalato Di Covid 19 ed è stato in terapia intensiva
Chi è stato ricoverato per Covid in ospedale ha sperimentato diverse situazioni che lo hanno potenzialmente esposto ad avere il PTSD:
paura di morte, ansia forte per l’incertezza per il futuro. Se il virus porta ad un ricovero in ospedale con intubazione e respirazione artificiale la mancanza di ossigeno al cervello come conseguenza dell’infezione da Covid ai polmoni produce allucinazioni. In questi casi i sopravvissuti al Covid si comportano come i reduci del Vietman, sviluppano un Disturbo Post Traumatico da Stress a seguito delle allucinazioni avute in terapia intensiva in cui spesso vedevano i medici come portatori di morte. Ormai sono davvero tante le testimonianze di chi racconta di essere tormentato da incubi, allucinazioni, ansia e pensieri intrusivi anche una volta guarito e ritornato a casa.
PTSD nei parenti dei morti per Covid 19
Non va sottovalutato il potere potenzialmente traumatico di morti così strane ed innaturali come quelle provocate dal Covid 19. La persona che ami scompare in una corsia di ospedale e da allora non un saluto, una parola, un contatto telefonico. Il niente, l’impossibilità di salutarsi e di elaborare il lutto spesso produce un Disturbo Post Traumatico da Stress.
Bambini e cura del PTSD
In questa lunghissima epidemia di Covid i bambini e gli adolescenti sono vittime silenziose ed invisibili il cui disagio dovrebbe invece essere preso in seria considerazione. Per un bambino un anno di isolamento rappresenta un tempo infinito, così come per un adolescente. I bambini si adattano a tutto, ma pagano conseguenze altissime in termini di sofferenza emotiva. L’impossibilità di interagire con i coetanei, l’isolamento forzato ma anche la paura degli altri indotta dalla paura del contagio possono creare danni difficilmente immaginabili sulla popolazione infantile ed adolescenziale.
I bambini sono stati spesso spettatori silenziosi della malattia dei propri genitori e dei nonni, a volte della loro morte. Non è infrequente che i figli di genitori contagiati dal COvid 19 siano stati collocati altrove per non contagiarsi, o perchè rimasti soli a seguiti del ricovero dei loro genitori. Il PTSD può svilupparsi anche nei bambini, ed è necessaria una cura con uno psicologo specializzato nella cura del PTSD nei bambini.
Come manifestano il loro disagio i bambini?
I bambini esprimono il loro disagio in vari modi. Quando soffrono alcuni di loro diventano agitati, irrequieti, nervosi, a volte sembrano persino “cattivi”. Altri al contrario diventano taciturni, silenziosi, tristi, isolati. Spesso il rendimento scolastico diminuisce, il sonno si fa irrequieto, possono esserci diversi malesseri fisici quali mal di pancia o mal di testa. E’ compito dell’adulto guardare con attenzione il bambino per poter comprendere il significato dei suoi cambiamenti.
Se si ha il dubbio che un bambino stia soffrendo troppo per quanto gli sta accadendo intorno non serve fare finta di niente. Al contrario occorre parlare, fare domande, stargli vicino il più possibile e se serve contattare uno psicologo infantile per chiedere un consiglio. Se pensi che un bambino che tu conosci stia vivendo una situazione di maltrattamento o abuso approfondisci, fai domande, chiedi, non avere paura di sapere la verità.
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