Se un uomo violento può massacrare di botte la moglie ed essere “compreso” e “giustificato” dai giudici, siamo ancora molto lontani dal concetto di parità di genere, ma anche solo di civiltà.
Nel giugno 2025 una sentenza a Torino emessa dal giudice Paolo Gallo fa tornare l’Italia al vecchio patriarcato. Un marito massacra di botte la moglie per sette minuti consecutivamente, fino a farle perdere un occhio, e per di più davanti ai figli. Un giudice emette una sentenza in cui condanna il marito solo a pochi mesi di carcere, che non farà mai perchè fuori con la condizionale. Nella sentenza si leggono frasi aberranti e indegne di un paese Europeo.
Uomo violento perchè provocato
Quel «pugno» che ha quasi mandato all’altro mondo Lucia Regna il 28 luglio 2022, al culmine di un pestaggio violentissimo durato sette minuti, non sarebbe il frutto di «un accesso d’ira immotivato e inspiegabile, ma uno sfogo ricondotto nella logica delle relazioni umane», si legge nella sentenza.
E se l’imputato, alla compagna, davanti ai figli, diceva «sei una puttana», «non vali un cazzo», «non sei una brava madre», va «compreso». «L’amarezza» causata dalla «dissoluzione della comunità domestica era umanamente comprensibile». Era un uomo che si sentiva «vittima di un torto» perché lei aveva un altro. «Un sentimento molto umano e comprensibile per chiunque», scrive il giudice di Torino, Paolo Gallo. Un «sentimento» nel quale «va cercata una delle chiavi di lettura di quel che accadde la sera dell’episodio violento».
Un uomo violento va compreso
si legge nella sentenza di Torino. Riguardo agli insulti e alle minacce – «puttana, troia, merda, non vali niente, non guadagni niente, non potrai mantenere i figli, ti ammazzo» – il collegio scrive che sono «frasi che devono essere calate nel loro specifico contesto, l’amarezza (dell’imputato, ndr) per la dissoluzione della comunità domestica, che era umanamente comprensibile».
L’imputato da uomo violento diventa vittima di una moglie puttana che lo ha tradito e che quindi, poverino, “ha avuto uno «sfogo perché si sentiva vittima di un torto” . Sapeva che il nuovo compagno di Lucia Regna, così si chiama la “vera” vittima, era stato «nella casa che per quasi vent’anni era stata la sua dimora familiare». Va «compreso».
L’uomo violento diventa una vittima nella sentenza dei giudici
La moglie massacrata di botte diventa implicitamente corresponsabile della violenza: se non avesse rotto l’unità familiare, se non avesse scelto un altro uomo, forse non avrebbe rischiato di perdere la vita. Così si legge nella sentenza, senza tanti giri di parole.
Il maltrattamento sugli animali punito in modo più severo rispetto a quello sulle donne?
Il reato di maltrattamento di animali oggi ha sede nell’art. 544-ter c.p., il quale stabilisce che: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5 000 euro a 30 000 euro”
Dunque, chi maltratta gli animali nel nostro codice civile non ha scusanti, commette un reato. Quale necessità infatti ci potrebbe essere per maltrattare un animale? Chi invece maltratta una donna può essere giustificato e scusato e compreso se il comportamento della donna è stato riprovevole.
Se un uomo violento viene giustificato, le donne non denunciano
A cose serve istituire un numero verde gratuito, 1522, per aiutare le donne a segnalare i maltrattamenti degli uomini violenti, se poi una vola trovato il coraggio si viene persino accusati di aver provocato quelle violenze?
Se sei vittima di maltrattamenti chiedi aiuto
Non lasciarti influenzare dalle sentenze e dai giudizi degli altri, di quelli che “giustificano e comprendono”.
Tu non giustificare,
non comprendere,
non scusare,
non perdonare,
non sperare che domani sia diverso,
non sentirti in colpa
non confondere la gelosia con l’amore.




