Se l’arteterapia può essere utilizzata come via espressiva per conoscersi meglio, negli ultimi anni essa diventato uno strumento importante da affiancare alla psicoterapia, per aiutare le persone che soffrono, ad affrontare e superare le loro angosce interiori.
E’ il caso, per esempio del PTSD, disturbo post traumatico da stress, ovvero quell’insieme di manifestazioni che si porta dietro chi è sopravvissuto ad un evento traumatico, quali ad esempio incubi notturni ricorrenti, attacchi di panico, enuresi notturna, flashback spaventosi continui ed incontrollabili. Come si è già osservato in altri contesti, la forza principale dell’arteterapia sembrerebbe essere quella di permettere di raccontare l’indicibile, quello che a voce non si è in grado di esprimere, attraverso le rappresentazioni, pittogrammi, immagini.
In un articolo pubblicato sul Venerdi de La repubblica in 21 giugno 2013, dal titolo: “La nuova arte americana per curare i reduci di guerra”, viene narrato di come, attraverso l’arte, i reduci di guerra riescano a “far emergere emozioni o memorie oscure di cui non riescono neppure a parlare, facendole uscire dal loro subconscio e riportandole sulla tela o in una scultura di argilla“, (spiega nel citato articolo Donna Betts, che dirige un programma di arteterapia alla George Washington University).
In effetti l’arteterapia ha un legame di lunga data con la guerra e le sue vittime “secondarie”. La disciplina stessa, infatti, si narra abbia avuto origine più o meno contemporaneamente in Europa ed in America negli anni della seconda guerra mondiale. Nel Vecchio Continente per mano di un’artista che comincia ad utilizzare l’arte come strumento didattico e poi terapeutico (Edith Kramer), nel Nuovo, invece, ad opera di una psicologa psicodinamica (Margareth Naumburg) che crede nel potere del disegno come forma d’espressione dell’inconscio e ne coglie le valenze terapeutiche. Il lavoro di Edith Kramer, dicevamo, ha origine, almeno in parte, proprio dall’ analisi dei disegni fatti fare dalla sua insegnante Friedl Dicker, deportata nel ’42 nel campo di Terezin, ai bambini che vivevano in quegli anni nello stesso campo. Le prime osservazioni della Kramer, quindi, sono proprio state fatte sull’espressione attraverso l’arte dei danni consci o inconsci che la guerra aveva portato nell’immagiario di quei bambini.
Un utilizzo attento e monitorato in équipe della psicoterapia insieme all’arteterapia permette di poter elaborare in modo più efficace ciò che si vive come traumatico, affrontandone non solo i vissuti, ma anche gli aspetti immaginifici inscritti nel cervello: incrementare la capacità di espressione attraverso immagini accelera la capacità di elaborare i vissuti traumatici.
Dr Giovanna Olivero
Psicologa Psicoterapeuta
https://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2019/02/Synergiacentrotrauma.png00Cristina Rocciahttps://synergiacentrotrauma.it/wp-content/uploads/2019/02/Synergiacentrotrauma.pngCristina Roccia2015-10-08 13:23:002019-06-09 16:48:40PSICOTERAPIA E ARTETERAPIA INSIEME PER CURARE I DISTURBI POST TRAUMATICI
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